études – Alma & Georges /alma-georges Le magazine web de l'Université de Fribourg Wed, 10 Jul 2024 09:33:54 +0000 fr-FR hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.3.5 Profumo di casa /alma-georges/articles/2024/profumo-di-casa /alma-georges/articles/2024/profumo-di-casa#respond Wed, 10 Jul 2024 09:09:50 +0000 /alma-georges?p=20580 Dank eines neuen Projekts kann Céline eine wunderbare Zeit in Freiburg verbringen. Diese mittelalterliche Stadt hat weit mehr zu bieten als nur Fondue und Double Crème. In ihrem Reisebericht teilt die Studentin aus Verona ihre Erlebnisse und Eindrücke und zeigt, was Freiburg und die Universität für Besucher_innen bereithalten.

Buongiorno a tutti!

Mi chiamo Céline, ho 23 anni e frequento il secondo anno del corso di laurea magistrale in Tradizione e interpretazione dei testi letterari presso l’Università degli Studi di Verona. Ho scelto di seguire, per il mio iter universitario, il curriculum italo-svizzero che permette agli studenti dell’ateneo veronese di trascorrere il secondo anno del corso a Friburgo (CH) e ottenere, in questo modo, un doppio titolo. La decisione di intraprendere questo percorso è nata sia dal desiderio di migliorare le mie competenze in lingua francese sia dalla curiosità di studiare la mia materia del cuore, la letteratura italiana, all’estero e, più in particolare, presso l’Università di Friburgo che vanta una tradizione di studi celeberrima grazie all’insegnamento di professori quali Contini e Pozzi.

A settembre 2023 ho preparato le valige per partire in treno alla scoperta di un nuovo paese, la Svizzera. Dopo aver fatto prima tappa a Milano e poi a Berna, aver attraversato alcuni dei paesaggi più belli d’Europa, finalmente, dopo 6 ore3 di viaggio circa, sono giunta a destinazione. Arrivata a Friburgo, mi sono trovata dinnanzi ad una piccola e graziosa cittadina che conserva, in ogni angolo, la sua identità svizzera. Nonostante le dimensioni ridotte, infatti, il capoluogo del cantone offre ai suoi abitanti tutti i comfort di cui hanno bisogno e agli studenti, che costituiscono un’importante fascia della popolazione, una realtà vivace e stimolante. Camminando tra le strette viuzze di impronta medievale della città, ci si sente accolti come in un nido e il profumo di cuchaule appena sfornata, che si sente uscire ogni mattino dalle tante boulangerie, diventa presto il profumo di casa. Ho trovato una stanza tutta per me nella Basse Ville, la zona più caratteristica della città e quella che ospita il fiume Sarine, grazie all’organizzazione Apartis, che mi permette di condividere momenti della giornata e spazi comuni con altri studenti.

L’università, situata nella parte alta della città e quindi raggiungibile a piedi per i più coraggiosi e in funicolare o in autobus per i più pigri, vanta di diversi poli. Le lezioni afferenti al dipartimento di Italiano, in particolare, hanno luogo presso Miséricorde e Beauregard. Il sito di Miséricorde, in posizione centrale rispetto alla città e molto vicino alla stazione, si riconosce grazie alle sue grandi dimensioni che consentono a tutti gli studenti di materie umanistiche di trovare, oltre alle aule dedicate alle lezioni, spazi consacrati allo studio, allo sport, alla pratica religiosa e alle attività ricreative.
È questo il luogo che frequento tutti i giorni per seguire i corsi e i seminari previsti dal mio piano di studi, ma anche per studiare in biblioteca o rilassarmi sulle poltroncine presenti nei corridoi. Sono proprio i corridoi che all’ora di pranzo si affollano di studenti che in ogni luogo trovano il loro posto ideale per mangiare in compagnia e scambiare qualche parola con i coetanei. Per fare una buona merenda e ricaricare le energie con un caffè, invece, ci si può spostare nella Cafétéria, situata proprio sopra alla mensa, che offre squisitezze di ogni tipo.

L’università non è solo un luogo di ascolto e di studio, diventa anche un ambiente ricco di attività e divertimento quando la Fachschaft di Italiano organizza aperitivi, serate giochi, club del libro e rassegne cinematografiche. Momenti di svago, questi, che vedono studenti e docenti dialogare e confrontarsi, tra uno snack e l’altro, sulla loro più grande passione. Le associazioni studentesche sono spesso all’origine di innumerevoli appuntamenti che coinvolgono tanti giovani e animano la vita universitaria: in particolare, ho partecipato a dicembre alla realizzazione della corona dell’Avvento, tipico simbolo natalizio friburghese.
L’Unifr, inoltre, dà la possibilità agli studenti di frequentare i corsi di lingua e di sport proposti dall’ateneo in maniera del tutto gratuita: personalmente ho scelto di seguire un corso di lingua tedesca e di dedicarmi, la sera, alla danza moderna e allo yoga.

Uscendo dalle porte di Miséricorde sul finire di una giornata dedicata allo studio, ci si trova davanti ad una città a misura d’uomo, dominata dalla monumentale cattedrale medievale di Saint Nicolas. Al santo patrono di Friburgo, è dedicata una grande festa, nel corso del primo weekend di dicembre, che lo vede sfilare in tutte le vie della cittadina e lanciare i celebri biscômes ai più piccoli. Una folla ingente proveniente da ogni angolo del paese, dopo essersi riscaldata con un buon bicchiere di vin chaud, attende con ansia il famoso discorso spesso accompagnato, come anche quest’anno è accaduto, dalla magia della neve. Piccola e caratteristica, infatti, Friburgo ama mantenere le tradizioni, come anche quella della grande sfilata di Carnevale a febbraio e della condanna a morte di Rababou nella Basse Ville.

Vivere a Friburgo non significa solo avere la fortuna di conoscere una nuova città ma significa anche avere la possibilità di visitare, grazie al fornito sistema di reti ferroviarie, altri importanti centri svizzeri come Berna e Losanna che, soprattutto durante il periodo natalizio e quello primaverile, vantano di un fascino molto particolare. Ma ora è tempo di tornare allo studio… In questi giorni sto iniziando a lavorare alla mia tesi magistrale che vedrà coinvolti due relatori a rappresentare le due università in cui ho studiato.

Vi saluto, dunque, augurandovi il meglio per i vostri studi e le vostre vite e invitandovi, se ne avete l’occasione, a cogliere al volo preziose e arricchenti esperienze come questa. Ci vediamo presto, forse proprio tra i corridoi dell’università, e ad maiora!

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La désobéissance civile comme cas d’école /alma-georges/articles/2022/la-desobeissance-civile-comme-cas-decole /alma-georges/articles/2022/la-desobeissance-civile-comme-cas-decole#respond Mon, 13 Jun 2022 13:55:29 +0000 /alma-georges?p=16053 Le workshop du programme Quali+ a réuni des étudiant·e·s en droit, en économie, en durabilité et en philosophie pour débattre de la désobéissance civile comme réponse à l’urgence climatique. En trame de fond: le procès des activistes lausannois qui ont mimé une partie de tennis dans les locaux d’une grande banque.

L’urgence climatique, comme la plupart des questions de société, n’est pas l’apanage d’une seule discipline. Le workshop qui a récemment ponctué le programme Quali+ (lire encadré ci-dessous) ne s’y est pas trompé. En s’intéressant au procès des activistes du climat qui avaient singé une partie de tennis dans les locaux lausannois d’une grande banque et aux décisions juridiques qui ont suivi, l’atelier a passionné tant les professeurs chargés de présenter les problématiques que les étudiant·e·s assis·e·s dans l’aula.

Puisqu’il s’agissait d’un procès, les juristes ont posé le décor: Michel Heinzmann, professeur à la Faculté de droit, a rappelé les faits, les différentes procédures qui ont suivi et les droits évoqués dans le cadre de ces procédures.

L’état de nécessité, argument brandi par les activistes pour justifier leurs actes, a notamment fait l’objet d’un jugement différent en fonction des instances. Le juge de police a reconnu cet état et l’imminence du danger, tout comme le Tribunal cantonal, alors que le Tribunal fédéral a considéré cet argument comme non recevable: «Le juge a estimé que, concrètement, au moment de l’acte concerné, les protagonistes ne risquaient rien de manière imminente», a relevé le Prof. Michel Heinzmann.

Danger imminent
Alors qu’il a ouvert la discussion et encouragé les étudiant·e·s à poser des questions sur ces aspects juridiques, c’est le professeur de philosophie moderne et contemporaine Gianfranco Soldati qui a fait entendre sa voix: «Il n’a encore pas été question de l’intérêt prépondérant dans cette discussion. On s’attarde sur l’imminence ou non du danger, alors qu’il en va de la fin du monde!»

Et de se voir répondre que, selon la méthodologie du droit, on s’arrête sur le premier point discordant: «Si une condition fait défaut, alors on ne va pas s’intéresser aux autres éléments», explique Michel Heinzmann.

«Mais, s’il existe un intérêt prépondérant, est-ce qu’il ne devrait pas primer sur les autres conditions?» rétorque un étudiant. «Justement pas, on ne peut pas écarter certaines conditions sous prétexte qu’un élément serait prépondérant», répond le professeur. Même si elle semble imparfaite, la justice a été construite avec une volonté d’éviter les dérives qui permettraient de faire passer les intérêts des uns avant ceux des autres.

Activistes dans la contradiction
La deuxième intervention de ce workshop s’est également attardée sur la notion d’état d’urgence. Lecteur à la chaire de droit pénal, l’avocat Louis Frédéric Muskens a expliqué en quoi, selon lui, cette revendication des activistes lui semble contradictoire: «D’un côté, ils brandissent la désobéissance civile comme levier de résistance et, de l’autre, ils engagent une procédure pour qu’on reconnaisse leur acte comme licite, en évoquant l’état d’urgence.»

Au-delà de ce constat, l’avocat évoque en quoi la reconnaissance de l’urgence climatique comme un état de nécessité représenterait un danger. «L’urgence climatique ne pouvant être résolue de manière instantanée, nous entrerions dans un état de nécessité permanent qui autoriserait la transgression par n’importe quel acte répondant du droit pénal. Cela reviendrait à rayer le droit pénal suisse en un seul arrêt.»

Louis Frédéric Muskens n’imagine pas qu’un juriste ait pu prendre une décision comme celle prise par le juge de première instance sans anticiper la «publicité» que cette décision allait faire à cette affaire et à la cause défendue par les protagonistes.

La discussion s’ouvre alors sur une troisième thématique, celle de la marge de manœuvre des juges dans l’application des lois. «Il y a les lois, la façon dont on les applique et ceux qui sont chargés de les faire appliquer», relève le Prof. Gianfranco Soldati. C’est dans les motivations des juges que les philosophes voient un intérêt.

Erreur juridique ou appréciation
«Qu’est-ce qui explique que, sur une même affaire, trois instances juridiques distinctes aient trois avis différents? s’interroge Andrea Schlatter, doctorante en philosophie du droit. Est-ce qu’on est face à une erreur juridique? Ou est-ce que les convictions et les émotions du juge vont le mener à prendre de la distance?»

Les différent·e·s intervenant·e·s étaient d’accord sur un aspect: l’application d’une loi n’est pas quelque chose d’automatique, mais passe par une interprétation. «Un juge doit parfois avoir l’audace de se départir des jurisprudences existantes; sans cela, le droit ne peut pas évoluer, affirme Michel Heinzmann. Les droits des femmes sont un exemple de ce type d’évolution où des juges ont estimé que les lois, et surtout l’interprétation qu’on en avait faite, n’étaient plus en adéquation avec les réalités de la société. Leurs décisions ont entraîné des changements législatifs.»

Quant à la question de savoir si l’état de nécessité était le bon moyen d’empoigner le problème climatique, elle n’aura pas trouvé de réponse durant ce workshop. Ni même durant l’apéritif qui a suivi cette séance, réunissant l’ensemble des participant·e·s. Et Michel Heinzmann de conclure: «Mais le fait qu’on en débatte ce soir et que les médias aient autant couvert cette affaire laisse à penser qu’on peut parler d’une réussite pour les activistes…»

Elargir l’horizon de ses connaissances
L’Université de Fribourg s’engage non seulement à offrir à ses étudiant·e·s une formation scientifique d’excellence, mais aspire également à les soutenir dans leur développement personnel. Grâce au programme facultatif Quali+, elle encourage les universitaires à explorer des compétences au-delà de leur propre discipline.

Quali+ est un programme facultatif proposé par l’Université de Fribourg qui offre aux étudiant·e·s la possibilité d’acquérir des connaissances et des compétences dans un autre domaine que celui de leurs études habituelles.

Les étudiant·e·s motivé·e·s et ambitieux·euses peuvent ainsi élargir leur horizon en acquérant des connaissances et des compétences à travers un cours spécifiquement conçu pour elle et eux dans les domaines suivants: philosophie, droit, économie et durabilité.

L’intégralité des cours du programme Quali+ est spécialement conçue dans ce cadre. Il s’adresse à des personnes sans connaissances préalables dans la discipline choisie. Grâce à cette formation, les diplômé·e·s de l’Université de Fribourg pourront devenir des interlocuteur·trice·s privilégié·e·s lors de discussion avec des spécialistes de la branche qu’ils ont abordée à travers Quali+.

Une fois par année, un workshop interdisciplinaire est organisé autour d’un thème commun, choisi conjointement par les responsables des différentes disciplines Quali+; un exercice stimulant pour la pensée et pour le raisonnement ponctué par un moment convivial qui se déroule en principe au mois de mai.

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Mobilité estudiantine: une expérience à saisir /alma-georges/articles/2021/mobilite-estudiantine-une-experience-a-saisir /alma-georges/articles/2021/mobilite-estudiantine-une-experience-a-saisir#respond Wed, 08 Sep 2021 07:40:54 +0000 /alma-georges?p=14275 L’Unifr est à la pointe en termes de mobilité des professeur·e·s, mais peut et doit encore développer la mobilité estudiantine. Bernard Ries, vice-recteur en charge des Relations internationales, s’emploie à en développer les conditions cadre – malgré la pandémie de covid-19, la crainte d’une prise de retard dans un cursus académique ou la rupture des négociations sur l’accord-cadre entre la Suisse et l’UE. Rencontre.

Bernard Ries, vice-recteur de l’Unifr, en est convaincu: «Les étudiant·e·s doivent mieux comprendre les plus-values académiques et personnelles d’un semestre ou d’une année de mobilité à l’étranger, même si cela demande des efforts. Intégrer la mobilité leur permet de mieux se préparer au monde du travail, de s’ouvrir à l’interculturalité et de gagner en ouverture d’esprit: les efforts d’organisation s’avéreront à coup sûr payants.» En d’autres termes: les voyages sont formateurs!

La mobilité, Bernard Ries en est l’exemple vivant: Luxembourgeois, ce docteur en mathématiques a effectué ses études à l’EPFL et une année d’échange à Montréal lors de son master. Il a transité pour une année post-doc par la Columbia University de New York, puis une autre comme professeur assistant à la Warwick University à Coventry. Enfin, il a officié durant 5 ans comme maître de conférences à l’Université Paris-Dauphine avant de rejoindre l’Université de Fribourg. C’est donc en pleine connaissance de cause qu’il y développe les programmes d’encouragement à la mobilité, tant estudiantine que pour les enseignant·e·s.

Vice-Recteur depuis 2019, il est en effet en charge, entre autres, des Relations internationales auprès du Rectorat. Il en dirige le Comité de coordination aux côtés de la Direction académique et du Service des relations internationales, qui gère entre autres l’administration des accords de coopération inter-universitaires et la mobilité des étudiant·e·s et professeur·e·s. Et il fait également partie de la Commission des Relations Internationales, une instance composée de représentant·e·s des facultés et des étudiant·e·s qui détermine, notamment, l’attribution des bourses accordées aux doctorant·e·s et post-doctorant·e·s.

L’Unifr, championne de la mobilité des professeur·e·s
Si les facultés ne sont pas toutes égales en termes d’encouragement à la mobilité, la Faculté de droit se montrant par exemple très active, alors que celle des sciences et de médecine est moins présente, les structures centrales les soutiennent dans le développement de leurs propres partenariats avec d’autres universités suisses ou étrangères. Un édifice à succès, puisqu’il positionne l’Unifr comme la championne de la mobilité des professeur·e·s au sein du programme SEMP (Swiss European Mobility): en 2018-19 et 2019-20, elle a en effet dominé le classement des universités helvétiques en termes d’envoi et d’accueil.

Mais l’Université de Fribourg et les diverses facultés peuvent et doivent encore mieux faire en termes de mobilité estudiantine: «Les semestres ou années d’échange sont encore trop souvent vus comme un facteur de retard dans le cursus académique, alors qu’il s’agit pour un·e étudiant·e de saisir la chance d’une expérience littéralement extraordinaire, à la fois pour sa formation et pour son développement personnel lorsqu’il en est encore temps, avant de se plonger dans une carrière professionnelle ou dans un projet de famille qui érigent de nouvelles contraintes.»

Lever les freins à la mobilité des étudiant·e·s
Il s’agit donc de lever les freins à la mobilité: de manière structurelle, en prévoyant par exemple des fenêtres ouvertes pour la mobilité dans les voies d’études des facultés, à l’exemple des stages dans les formations professionnelles; mais aussi en convaincant les étudiant·e·s de la plus-value d’une telle expérience, même si elle implique de s’éloigner de sa famille et de ses ami·e·s, de mettre son job accessoire entre parenthèses ou encore un engagement financier certain, qui peut toutefois être pallié par une offre attractive de bourses et financements.

Nommé au Rectorat jusqu’en 2024, Bernard Ries s’est donc attelé à un ambitieux programme d’activités poursuivant plusieurs objectifs prioritaires: «Nous avons déjà mis en place un soutien pour des Summer et Winter Schools pour les niveaux bachelor, master et doctorat. Nous travaillons aussi à étendre les offres de doubles diplômes et joint degrees, au niveau master. Enfin, si nos accords de partenariat sont nombreux, surtout en Europe, nous cherchons à les élargir en Asie, où la Suisse est considérée comme un pays privilégié pour la qualité de sa formation académique.» Une feuille de route qui, hélas! a subi de plein fouet l’irruption de la pandémie.

«Le Covid-19 a agi comme un frein important et constitue désormais notre souci principal. Avant la pandémie, nous avions déjà constaté une baisse de quelque 13% des chiffres de la mobilité estudiantine en 2 ans, et celle-ci s’est naturellement effondrée lors de l’année académique 2020-21. Mais la demande pour l’année en cours repart à la hausse.» Traduit en chiffres, si l’on considère les seul·e·s étudiant·e·s des facultés les plus ‹mobiles› que sont celles de droit, des sciences économiques et sociales et du management, des lettres et des sciences humaines: nous sommes passés, en deux ans, de 239 séjours à 124. Sur le podium des destinations les plus attractives, nos trois grands voisins: l’Allemagne, la France et l’Italie. On y a toutefois constaté une érosion de 81 à 38 séjours, alors que hors Europe les séjours se sont effondrés de 49 à 8; mais l’amélioration de la situation sanitaire marque déjà une nette reprise, avec 30 séjours planifiés hors Europe pour l’année académique en cours.

Quoi de neuf à l’horizon européen?
Et qu’en est-il de la rupture des négociations sur l’accord-cadre entre la Suisse et l’Union Européenne, actée en mai dernier? Pour Bernard Ries, «cela n’aura aucun impact sur les programmes de mobilité estudiantine SEMP que la Suisse a mis en place en[UMO1]  2014 pour remplacer les accords Erasmus. Par contre, cette décision aura un effet sur la participation des chercheuses et chercheurs, et celle des instituts suisses, aux programmes de recherche de l’UE.» Une perte d’attractivité et de compétitivité de la place académique suisse, désormais exclue du programme scientifique Horizon Europe, contre laquelle la présidente de la Commission de la science, de l’éducation et de la culture du Conseil national, la socialiste fribourgeoise Valérie Piller Carrard, va se mobiliser afin que «le Conseil Fédéral mette rapidement en place une stratégie».

La mobilité et les échanges étant bidirectionnels, avec un afflux d’étudiant·e·s et de professeur·e·s en provenance essentiellement d’Europe mais aussi du monde entier vers Fribourg, il reste à espérer que l’attractivité de l’Unifr n’en soit pas affectée: «Avec l’atout unique du bilinguisme et une offre étendue de cours en anglais, mais aussi sa taille humaine qui offre, plus qu’ailleurs, proximité et contacts privilégiés entre étudiant·e·s et professeur·e·s, ainsi que sa qualité d’enseignement largement reconnue auprès de nombreux partenaires, l’Unifr est positionnée comme une université globale avec des filières de référence au niveau international.»

Pour garder intactes les chances des étudiant·e·s fribourgeois·e·s de profiter pleinement de ces échanges académiques et de vivre une aussi riche expérience, Bernard Ries continuera à se battre avec force et conviction.

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  • Bernard Ries est vice-recteur de l’Université de Fribourg depuis 2019, en charge notamment des Relations Internationales.
  • Site du Service des relations internationales
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Série Upside Down – Mattia /alma-georges/articles/2021/serie-upside-down-mattia /alma-georges/articles/2021/serie-upside-down-mattia#respond Wed, 12 May 2021 11:46:46 +0000 /alma-georges?p=13693 Nos vies sont sens dessus dessous depuis un an. Comment avez-vous vécu ces derniers mois? Mattia Cuccu, 21 ans, vient du Valais, étudie en première année de Bachelor en sciences du management. Parallèlement à ses études, il travaille dans un club de natation (Club de natation de Sierre) en tant qu’entraîneur et responsable de la communication. Il habite en Valais, mais pendant la semaine, il partage une colocation avec deux de ses meilleurs amis au centre de Fribourg.

Image: Thomas Delley

Ton moral, il est plutôt au 18e sous-sol ou proche du 7e ciel?
J’espère que vous aimez les sous-sols, parce qu’il va falloir descendre! En toute honnêteté, beaucoup de choses ne vont pas très bien à cause de la crise. Dire le contraire serait se mentir. D’un autre côté, je sais que tout pourrait être bien pire. Donc, pour reprendre la métaphore du sous-sol, je dirais que je me situe vers le dixième… Le manque de contact social se fait vraiment sentir, surtout celui spontané empli de liberté. J’ai l’impression d’être en train de perdre un précieux temps que je ne pourrais jamais vraiment récupérer. Mais la plus grande difficulté pour moi, c’est le manque de perspectives. Impossible de savoir quand les cours vont reprendre, quand je pourrais m’engager dans tel ou tel projet, car tous les engagements sont en attente avec un épée de Damoclès juste au-dessus. L’incohérence des mesures prises n’aide pas non plus. Je suis persuadé que le sport et les cours académiques en particulier sont des milieux faciles à protéger avec les bonnes mesures. Je pense que, de ce point de vue, les autorités n’en ont pas fait assez.

En tant qu’étudiant·e, la covid, c’est nul parce que…
Parce que c’est impossible de se créer un réseau, surtout en première année. Si j’ai de la chance, car je connaissais déjà du monde avant d’arriver sur Fribourg, à moyen terme, ça ne suffit pas. Et, ne nous mentons pas, les événements en ligne, ça n’intéresse personne. Ce n’est qu’une façade: on a l‘impression de prendre du bon temps derrière son écran avant de réaliser que, en réalité, on est aussi seul qu’avant. Pas de fêtes, pas de sorties, pas d’événements, même pas de conférences ou de workshops. Rien de cela, alors que ça fait partie intégrante de la vie d’étudiant·e. Dans cette perspective, je dirais que j’étudie, mais pas que je suis étudiant. Ce n’est pas ça, être étudiant·e. C’est aussi «nul», parce qu’étudier depuis chez soi, cela demande trop de concentration. Il y a trop de distractions et pas assez de suivi. On n’a pas vraiment la possibilité de demander de l’aide spontanée à notre voisin de chaise ou au prof, à la fin du cours. Bien sûr, des solutions virtuelles sont mises en place, mais ce n’est pas pareil.

Ne dit-on pas qu’à quelque chose malheur est bon? Mais à quoi alors?
Les cours en ligne apportent une plus grande flexibilité, surtout pour ceux qui sont enregistrés. Bien sûr, je souhaiterais revenir en présentiel pour la grande majorité des cours, mais pouvoir revoir les enregistrements est un plus en cas de difficultés ou en cas de chevauchement de certains cours et d’obligations professionnelles. J’espère que cette option virtuelle restera même après la covid. Ce qui en découle, c’est le développement accéléré de moyens informatiques pour l’enseignement et les entreprises. Beaucoup de milieux ont pu constater que leurs équipements n’étaient pas suffisants et je pense que la crise a contribué au développement de moyens plus efficaces. Un autre point positif – que je nuancerais toutefois – est l’abondance de temps libre: moins de sport, moins de sorties… Tout ceci dégage beaucoup de temps, trop même car il devient difficile de l’occuper. Personnellement, j’ai pu me pencher sur d’autres projets, notamment l’écriture d’un roman, mais ça ne remplace en aucun cas la vie d’avant.

Dans 20 ans, tu te diras que 2020, c’était…
La pire année de ma vie! A ce stade, c’est le cas, et même si je sais que tout pourrait être pire, je ne souhaite pas revivre une chose pareille dans les vingt prochaines années. J’espère que je regarderai en arrière en me disant que ça n’était qu’une mauvaise passe et, surtout, qu’on en soit toutes et tous sorti·e·s grandi·e·s.

Une anecdote positive liée à la covid?
Il n’y en a pas beaucoup, mais je pense quand même à une situation de timing lié à ma vie sportive. J’ai pratiqué beaucoup de natation étant plus jeune, toutefois sans jamais avoir eu un tempérament compétiteur. J’ai fini par arrêter de nager en club il y a plusieurs années, en partie à cause d’une mauvaise relation avec mon entraîneur, alors que, quand on est petit, on regarde normalement les coachs avec des étoiles dans les yeux. Jamais je n’aurais pensé y revenir un jour, ni même devenir entraîneur. Mais un concours de circonstances lié à la crise m’a permis de succéder à l’ancien entraîneur principal cette saison. Sans la covid, jamais tout cela ne serait arrivé et contribuer au développement d’un club dynamique tout en amenant de très bon nageurs aux championnats romands et suisses, c’est une fantastique expérience. Dans un sens, j’ai eu l’impression que ça devait se passer comme ça et pas autrement.

Image: Thomas Delley

Une anecdote négative liée à la covid?
Difficile de sortir seulement une anecdote. Je dirais que de manière générale, j’ai perdu contact avec beaucoup de personnes. D’aucuns disent que la pandémie permet de faire le tri dans son cercle d’amis, mais j’ai plutôt l’impression qu’elle fragilise des relations qui semblaient pourtant inébranlables face au temps et au destin. Je sais que beaucoup d’occasions de renforcer des liens ou d’en créer de nouveaux ont été manquées. D’une certaine manière, on peut dire que j’ai perdu des proches.

Quand la covid sera terminée, de quelle manière marqueras-tu le coup?
Par un truc énorme, bien sûr! Je m’empresserai de revoir toutes les personnes qui m’ont manqué, des amis proches, des connaissances, tous ces gens avec qui les liens ont été cassés afin de prouver que le contact humain triomphe toujours, et cela sans se soucier de mesures à appliquer, d’un lieu adéquat ou d’horaires à respecter. En totale liberté, comme c’était le cas avant. Je fixerai aussi beaucoup de projets qui sont restés entre parenthèses: des sorties bien sûr, mais aussi dans le sport, la culture, le voyage, etc. Bref, d’une certaine manière, j’essayerai de rattraper le temps perdu.

PS: Vaccin ou pas vaccin?
J’ai été plutôt sceptique quant à la rapidité de la commercialisation du vaccin avec si peu de recul. Cela dit, avec le temps, je commence à faire confiance aux chercheurs et à croire que ça sera peut-être bien la solution pour nous sortir de cette impasse. Toutefois, je suis totalement défavorable à l’obligation, même déguisée, et donc je conserve mon scepticisme concernant le passeport vaccinal. Je pense que si obligation il y a, c’est que les autorités n’ont pas su communiquer suffisamment pour faire en sorte que la population veuille se faire vacciner. Après tout, le virus est dangereux ou il ne l’est pas, il n’y a pas d’entre-deux. Les avantages pour les personnes à risque semblent se confirmer; pour les autres cela reste encore à prouver. Je pense aussi que, si passeport vaccinal il y a, il doit prendre en compte les personnes qui ont une immunité, car elles ont contracté le virus sans avoir besoin de se faire injecter une dose de vaccin. C’est une question éthique délicate et, à partir du moment où les hôpitaux supportent la charge, chacun doit être libre de faire comme il le souhaite. Pour le reste, je pense que c’est à l’Etat de faire en sorte qu’il y ait assez de lits et que des variants plus coriaces n’arrivent pas jusque chez nous.

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  • Nos vies sont sens dessus dessous depuis un an. Comment avez-vous vécu ces derniers mois avec l’enseignement à distance? Sentez-vous les plafonds vous tomber sur la tête ou, en tant qu’introverti, êtes-vous de celles et ceux qui savourent la situation? Comment gardez-vous le contact avec vos ami·e·s? Quels sont les défis auxquels vous êtes confronté·e·s? Que pensez-vous du vaccin? L’Unifr vous donne la parole et vous écoute. Faites-vous tirer le portrait pour notre webzine «Alma&Georges». Les photos, prises par un photographe professionnel, vous seront offertes. Nous nous réjouissons de mettre ainsi en valeur la diversité de notre communauté universitaire. Ecrivez-nous à socialmedia@unifr.ch, objet: Portrait AG.
  • de Thomas Delley, photographe
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Pot de Fries – Saison 2 #7 /alma-georges/articles/2021/pot-de-fries-saison-2-7 /alma-georges/articles/2021/pot-de-fries-saison-2-7#respond Mon, 10 May 2021 15:19:49 +0000 /alma-georges?p=13748 Le Centre Fries met la culture et l’actualité en pot! Des invité·e·s, des avis, des coups de coeur et des coups de gueule à partager comme autour d’un verre entre ami·e·s. Laissez-vous chatouiller les oreilles par ce podcast à savourer chaque semaine.
Avez-vous parfois des doutes sur vos études et cherchez-vous à retrouver du sens dans vos choix de vie? Dans cet épisode du Pot de Fries, Laura et Eleonore nous parlent de leurs craintes pour l’avenir et de la façon dont elles les gèrent personnellement.

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  • ³¢±ðÌý c’est ce coin tout particulier de l’Unifr, un centre socio-culturel géré par les étudiant·e·s pour les étudiant·e·s, mais pas que… A suivre sur Ìý±ð³ÙÌý.
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Deux tiers des «petits nouveaux» de l’Unifr ont le sourire /alma-georges/articles/2020/deux-tiers-des-petits-nouveaux-de-lunifr-ont-le-sourire /alma-georges/articles/2020/deux-tiers-des-petits-nouveaux-de-lunifr-ont-le-sourire#respond Thu, 17 Dec 2020 15:50:12 +0000 https://www3.unifr.ch/alma-georges?p=12664 Deux tiers des nouvelles et nouveaux immatriculé·e·s à l’Unifr se disent globalement satisfait·e·s du début de leurs études, selon la première édition de l’enquête «How are you?». Près de la moitié se sentent néanmoins mal intégré·e·s dans leur nouveau contexte universitaire.

En septembre 2020, plus de 2000 nouvelles et nouveaux étudiant·e·s se sont installé·e·s sur les bancs (virtuels) de l’Université de Fribourg. Comment ce baptême du feu s’est-il passé? Plutôt bien, puisque les deux tiers se déclarent globalement satisfait·e·s de la façon dont se déroule leur premier semestre. Ce constat positif ressort de la première édition du sondage , mené en ligne par durant le mois de novembre. Au total, quelque 947 étudiant·e·s nouvellement immatriculé·e·s à l’Unifr ont accepté de s’exprimer sur leurs interrogations, leurs incertitudes et leurs expériences durant les premières semaines de cours.

«Le taux globalement élevé de satisfaction est bien évidemment réjouissant», commente Rachel Gerber. La responsable de projet auprès d’Uni-Social relève une autre source de satisfaction, à savoir le fait que plus de 70% des sondés estiment avoir des méthodes de travail efficaces, «ce qui ne va pas de soi en période de Covid-19 et d’enseignement à distance».

Problèmes d’intégration
L’idée de l’enquête «How are you?» a émergé suite au rapport d’une stagiaire d’Uni-Social montrant «que trop d’étudiant·e·s ne sont pas au courant des offres de soutien financier et psychologique à leur disposition, relève Rachel Gerber. Nous avons décidé d’établir un contact personnalisé avec les nouvelles et nouveaux immatriculé·e·s et nous sommes inspirés de ce qui se fait déjà à l’Université de Lausanne et à l’Université de Moncton au Canada.»

En ce sens, l’un des buts du sondage est d’ores et déjà atteint, constate l’assistante sociale de l’Unifr. «Le taux de participation plus élevé qu’attendu et le grand intérêt des participants nous conforte dans l’idée que nous avons vu juste.»

L’enquête a par ailleurs permis de mettre le doigt sur des zones d’ombre. «L’un des résultats les plus inquiétants est le fait que près de la moitié des étudiant·e·s ne se sentent pas bien intégré·e·s dans leur nouveau contexte universitaire», poursuit la responsable de projet. Un·e sondé·e sur cinq se plaint, par ailleurs, d’un moral peu satisfaisant, tandis que plus de six sur dix se disent stressé·e·s.

Bond des demandes d’aide
Ces bémols doivent bien évidemment être pris avec des pincettes vu le contexte sanitaire – et sociétal – dans lequel s’inscrit le sondage. Tant le manque d’intégration que le stress et la baisse de moral peuvent – au moins partiellement – s’expliquer par la crise Covid-19 et l’enseignement à distance. «Etant donné que cette enquête est nouvelle, nous n’avons malheureusement pas la possibilité d’en comparer les résultats avec ceux d’une année ‹normale›», regrette Rachel Gerber.

Quelle que soit l’influence de la pandémie sur les réponses des sondé·e·s, une chose est certaine, selon l’assistante sociale de l’Unifr. «Cette enquête nous conforte dans l’idée qu’il est important de rappeler l’existence de structures de soutien» telles qu’l, les ou encore le . D’ailleurs, les effets du sondage ne se sont pas fait attendre: «Nous avons immédiatement enregistré une hausse des demandes d’aide psychologique et financière.»

Manque de petits boulots ou manque de temps?
Parmi les aspects analysés dans le cadre du sondage «How are you?» figure celui du financement des études. Moins de 15% des personnes interrogées indiquent financer principalement leurs études à travers une activité lucrative. Phénomène plus surprenant, les nouvelles et nouveaux étudiant·e·s de l’Unifr sont à peine quatre sur dix à exercer une telle activité en parallèle aux cours. A l’inverse, près de 45% d’entre elles et eux sont à la recherche d’un job ou d’un stage.«Ce pourcentage relativement bas de sondés travaillant à côté de leurs études mérite d’être passé sous la loupe, relève Rachel Gerber. Ce qu’il faudrait surtout savoir, c’est si certains étudiant·e·s ne parviennent pas à trouver un job adéquat en raison d’une pénurie au niveau de l’offre ou si leur emploi du temps universitaire ne le leur permet pas», précise la responsable de projet d’Uni-Social.
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Mobilité étudiante: une fenêtre sur le monde /alma-georges/articles/2019/mobilite-etudiante-une-fenetre-sur-le-monde /alma-georges/articles/2019/mobilite-etudiante-une-fenetre-sur-le-monde#respond Tue, 17 Sep 2019 09:00:59 +0000 https://www3.unifr.ch/alma-georges?p=8897 Tout juste de retour d’un semestre à l’étranger, Aline, Philippe et Luisa en ont encore des frissons dans la voix. Ces étudiants de l’Unifr pensaient modestement vivre une expérience académique exotique. Plus qu’enchantés, ils en reviennent marqués à jamais.

Il y a un âge pour tout. La vingtaine franchie, les études bien entamées, il est plus que jamais l’heure de songer à briser les chaînes qui nous lient à nos amis, à notre famille et à notre routine estudiantine. Comme pour un départ de fusée, la fenêtre de tir est serrée: une fois le diplôme en poche, il y aura le travail, les enfants et d’autres pesanteurs qui viendront contrarier le décollage. Bref! Partez avant que la vie ne vous rattrape!

Rester, c’est exister: mais voyager c’est vivre. Gustave Nadaud

Des destinations de choix
Il faut d’autant moins hésiter que l’Université de Fribourg permet à ses étudiants de se rendre sur tous les continents, de l’Espagne au Japon, en passant par le Brésil, le Canada et l’Australie. Selon les chiffres du Service des relations internationales de l’UNIFR, l’année dernière 243 étudiants ont passé un semestre hors de leur Alma mater. Parmi les destinations phare, en Europe, on peut citer l’Allemagne, la France, l’Espagne, l’Italie et la Grande-Bretagne. Hors Europe, le Canada, la Chine, les Etats-Unis et l’Australie se taillent la part du lion. Il y a aussi des destinations plus inattendues, comme Istanbul. Aline Caloz en revient si émerveillée qu’on sentirait presque poindre dans sa voix les trémolos caractéristiques du syndrome de Stendhal : «C’était un séjour parfait, les cours étaient supers, Istanbul incroyable!»


Des craintes à balayer
Le plus surprenant, c’est que les statistiques du Service des relations internationales indiquent un léger fléchissement des départs à l’étranger ces dernières années. Les étudiants fribourgeois rechigneraient-ils à partir? «Cela reste un mystère, explique Bernard Ries, Vice-Recteur aux relations internationales, on peut supposer que la crainte de perdre un semestre, de ne pas se voir reconnaître les crédits, ainsi que les démarches à entreprendre avant un échange rebutent certains.» Aline Mabillard, à peine de retour de l’Université hébraïque de Jérusalem, juge ces craintes infondées: «Tous les cours que j’ai suivis ont été reconnus. Je n’ai donc pas perdu de semestre du tout!» Et Philippe Annoni, qui a passé un semestre au Japon, d’enfoncer le clou: «Avant mon départ, cette question des validations me donnaient aussi des sueurs froides. Mais une fois là-bas, j’ai commencé à m’en contreficher. J’ai appris à me débrouiller tout seul et, surtout, j’ai désormais un pied là-bas et cela va me servir toute ma vie. Cela vaut tous les crédits du monde!»
Des propos qui font écho à ceux de Nicolas Bouvier, le grand écrivain voyageur genevois qui s’exclamait dans sa Chronique japonaise: «Mais c’est le propre des longs voyages que d’en ramener tout autre chose que ce que l’on allait y chercher.»

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